Coraggio, audacia e grandissime abilità artigianali.

Di questo si armò Gennaro Nurzia quando, a cavallo tra 1700 e 1800, partì alla volta della città dell’Aquila, lasciandosi alle spalle la sua Arischia, graziosissimo paesino ai piedi del Gran Sasso, lì dove le tradizioni hanno ancora un sapore antichissimo. All’Aquila, allora centro operosissimo di un’attività economica a base pastorale, Gennaro intraprese la sua attività di distillatore di liquori e apprezzatissima divenne una “China” di sua produzione.
Lo spirito d’iniziativa di Gennaro non aveva confini e a poco a poco Ia sua attività si allargò verso quella della produzione dolciaria, dando così vita ai “prodotti Nurzia”, la cui fama ha valicato i confini della nazione.
Fu Ulisse Nurzia, nipote di Gennaro, a dare nuovo impulso all’iniziativa dello zio. Il suo ingegno era vulcanico. Nel suo piccolo laboratorio lavorava fino a notte tarda con I’ansia inesausta di creare sapori e gusti nuovi.

L’ingrediente magico per un torrone morbidissimo

Nacque così il “torrone Nurzia tenero al cioccolato”, una vera rivoluzione nel campo dei torroni. Era allora molto diffuso il classico torrone bianco tipo Cremona, molto saporito e friabile, ma di difficoltosa masticazione a causa della notevole durezza.
Ulisse Nurzia ebbe l’idea di creare un nuovo tipo di torrone. Agli ingredienti base quali miele, mandorle e bianco d’uovo aggiunse il cioccolato, un prodotto pregiato di eccelso sapore ed esotico profumo, proveniente dalle piantagioni del Brasile, che esaltava le caratteristiche organolettiche dell’impasto.
Da allora il torrone al cioccolato divenne un prodotto di pregio. Restava però il problema tecnicamente più difficile da risolvere: la durezza. Ulisse inventò una ‘formula magica’, un segreto di lavorazione che attraverso una particolare “manicatura” degli ingredienti gli consentì di ottenere un prodotto tenero e, contemporaneamente, a frattura netta.
È per questa particolarità, oltre che per l’aggiunta del cioccolato, che gli intenditori includono il torrone Nurzia tenero al cioccolato nel novero dei “prodotti fini o pregiati”.

Aria e acqua del Gran Sasso, elementi insostituibili

A quei tempi la pubblicità si faceva con la sola qualità dei prodotti e la notorietà del nuovo torrone divenne in pochi anni dilagante. Per questo società e imprenditori dell’epoca chiesero a Ulisse di cedere il marchio e la ricetta.
Si lasciò tentare dalla prospettiva di poter avere un mercato più ampio, trasferendo agli inizi del secolo la propria attività in uno stabilimento a Milano, precisamente in via Iommelli. Ma quando Ulisse iniziò la produzione, non riuscì a ottenere il suo torrone Nurzia.
Diverso il sapore, quasi assente la consistenza, impossibile spesso il confezionamento del prodotto. Ulisse si rese subito conto che a mancare erano due ingredienti speciali: l’aria dell’Aquila e l’acqua del Gran Sasso. Solo con queste si poteva ottenere un prodotto così particolare e di gusto raffinato.
Il ritorno nella sua città fu inevitabile. Un rientro che voleva significare anche il ritorno alla tradizione artigianale della sua produzione, la sola in grado di mantenere, nei prodotti, quei sapori e odori delle buone e genuine cose di casa.

Questione di packaging

Con gli anni, anche l’immagine dei prodotti Nurzia si è adeguata ai tempi moderni, in cui ciò che ‘appare’ ha un valore importantissimo nell’identificazione ed esaltazione del prodotto. Un’attenzione particolare al packaging ha portato alla nascita di una linea speciale di incarti, tutti originali, fatti a mano e realizzati con la stessa cura riservata ai dolci, che restano il “cuore” della produzione Nurzia.